5 motivi per cui reclutare tramite email NON funziona: serve un software

Talent Acquisition | 01.04.2020

Sembra incredibile che nel terzo millennio, dove ogni cosa è governata dalla tecnologia, un’ampia percentuale di chi opera nelle risorse umane sia ancora “fedele” al reclutamento tramite email.

Molti selezionatori faticano ad abbandonare la tanto amata recruiting@stocercandouncandidato.com.

Ma è davvero vantaggioso reclutare tramite email? E soprattutto, considerando che il successo dell’impresa dipende dalla sua capacità di acquisire talenti, l’email rappresenta davvero lo strumento migliore?

Di seguito un elenco di 5 buoni motivi per cui oggi reclutare con l’email NON FUNZIONA PIÙ.

1. Reclutare tramite email danneggia l’immagine aziendale

Spendiamo sempre più energie e risorse per curare l’aspetto del nostro sito, migliorare la web reputation aziendale e stimolare l’engagement con i candidati, ma poi nella nostra pagina ”lavora con noi” lasciamo come forma di contatto l’email.
Questo fa vivere un’esperienza negativa del brand al candidato che, stanco di applicarsi a posizioni via email – la maggior parte delle volte senza ricevere alcun feedback – percepisce poca apertura al cambiamento e una scarsa organizzazione aziendale.

2. Le email vengono perse facilmente

Spesso il candidato è già entrato in contatto con la nostra azienda, ma la sua email è stata cancellata, si è persa o è rimasta in un account aziendale in disuso. Il risultato? Bisogna ripartire da capo con l’iter di selezione: un nuovo primo contatto, l’ennesima richiesta di informazioni, una nuova offerta e ancora un’altra email e così via. Oltre a ripetere un lavoro già fatto, si perde patrimonio per l’azienda e, anche in questo caso, l’immagine aziendale – l’employer branding che tanto inseguiamo – ne esce sconfitta.

3. L’archiviazione non è funzionale

Ammettendo anche di possedere buone doti archiviazione (documenti catalogati all’interno di cartelle nel client di posta), la consultazione dei profili raccolti non è cosi agevole. Non tutti i candidati sono inquadrabili in un’unica cartella, e, se sono tanti, ricercare il migliore richiede un incredibile dispendio di tempo; siamo sicuri che questa operazione sia davvero necessaria?

4. Doppio lavoro per i recruiter

Se possediamo un software gestionale che però non è integrato con un sistema di gestione delle candidature, una volta ricevuta l’email siamo costretti a trasformarci in bravissimi data entry per re-inserire manualmente ciascun candidato.

5. Per valutare i profili, occorre aprire tutte le email

È noto che per ogni nuova offerta pubblicata, di tutti i candidati che rispondono, pochi risultano effettivamente in linea con i requisiti..ma come facciamo a scoprirlo? Senza un sistema di supporto adeguato, il recruiter è costretto ad aprire e leggere tutte le email ricevute, sprecando tempo prezioso in operazioni che un software può svolgere in autonomia.

Chiamatelo, recruiting software, Applicant Tracking System, Applicant Ranking System ma dotatevi di un software HR. Non è solo una questione funzionale ma anche di sicurezza (GDPR). Siete sicuri che l’email adempia pienamente a quanto richiesto come standard per la gestione e protezione dei dati?